Insulina nasale nell’ Alzheimer ?
Gli astuti scienziati hanno rilevato il nesso tra l’alimentazione, insulina e la terribile malattia di Alzheimer. Dagli studi su poveri topolini si evince che iniettare insulina nel cervello attraverso il naso aiuta a contrastare l’avanzata di Alzheimer, la demenza senile e a migliorare la memoria. Sempre secondo i topolini avverrebbe senza il rischio che il farmaco finisca nel sangue, combinando più guai quelli che vorrebbe trattare. A rivelarlo è uno studio della University of Washington School of Medicine, pubblicato sul Journal of Alzherimer’s Disease. Con tutti i limiti di test effettuati su roditori lo studio scopre una evidenza. La malattia di Alzheimer può essere compresa come una forma di insulinoresistenza selettiva del tessuto cerebrale.
L’Alzheimer è considerata dall’Oms Organizzazione Mondiale della Sanità una grave pandemia non solo nel mondo occidentale, ma ancor più nei paesi in via di sviluppo: le previsioni parlano di circa due miliardi di persone malate nel 2050, con India e Centro Africa su tutti. Le aziende farmaceutiche fiutano il business e prospettano come terapia per l’ Alheimer l’uso dell’insulina per via nasale. Uno nuovo utilizzo di vecchi principi attivi consente infatti diritti di brevetto e in questo caso lo consente alche la modalità di somministrazione transnasale. La conseguenza più logica dell’evidente relazione tra insulinaresistenza cerebrale e Alzheimer, dovrebbe essere invece primariamente il controllo dell’alimentazione, e solo secondariamente la somministrazione di insulina transnasale. Premessa la correttezza scientifica degli studi su topolini, l’Alzheimer appare sempre più come una conseguenza nel tempo dell’alimentazione praticata dai malati. Tutto ciò che eleva il carico glicemico e la chimica nell’alimento favorisce la malattia. Un corretta valorizzazione degli studi sull’Alzheimer in oggetto, dovrebbe comportare un intervento legislativo sui supermercati e sull’industria che li precede. La soluzione alla drammatica ipotesi di un aumento vertiginoso dei casi di Alzheimer fino al 2050 richiede un divieto alla vendita di cibi ottenuti da lavorazione industriale caratterizzati da presenza smodata di chimica, forte potere acidificante e sopratutto elevati carichi glicemici. Dagli studi si evince la necessità di modificare nell’alimentazione tutto ciò che favorisce l’insulinoresistenza, malattia cronico degenerativa e Alzheimer. Purtroppo due miliardi di malati nel 2050 sono un business che interessa le aziende farmaceutiche e i governi che vi immaginano popolazioni di elettori consenzienti.
L’ agopuntura è una tecnica cura naturale da considerare quando possibile per contenere la necessità di terapia maggiormente invasiva. Per molte malattie l’agopuntura rappresenta una soluzione valida e priva di rischi collaterali. La terapia si estrinseca in cicli di sedute intervallati da sospensioni scansionate nel tempo. L’ agopuntura è prescritta e applicata da un medico esperto di omeopatia e agopuntura. L’ iscrizione presso l’ Ordine dei Medici e presso il Registro dei medici che praticano l’ agopuntura, sono una indicazione per il paziente sulla qualità della formazione ricevuta dell’operatore. La agopuntura non si contrappone ne sostituisce le linee guida della medicina convenzionale, ma stabilisce con esse una virtuosa sinergia.
Dott. Fabio Elvio Farello, Agopuntura a Roma