Ibernazione umana: quando la tecnologia ruba il mestiere alle religioni
L’ibernazione umana è un complesso di diverse tecniche tese alla conseravazione del corpo dopo il decesso, per finalità variegate quanto inquietanti. La tecnologia e la scienza avanzano con metodo o “suggerimenti” e una volta acquisità una capacità diventa difficile vietarne l’applicazioni commerciali. La narrazione sulla ibernazione umana vuol far credere che la conservazione dei corpi post mortem abbia la finalità di uno “scongelamento ” quando alla scienza fosse possibile rigenerare la vita. Oltre alla rigenerazione della vita nel morto è implicita anche la capacità gurarire le malattie che ne causarono il decesso. Ad una immediatata osservazione dei fatti l’ibernazione appare pertanto una sepoltura dei corpi, che consente a qualcuno profumati compensi tramite la promessa di una resurrezione dei corpi. A meglio riflettere però ci si interroga su gli altri obiettivi impliciti di chi finanzia e promuove i centri di ibernazione. Le società che vendono il processo pensano di lucrare in futuro della loro elevata disponibilità di corpi e tessuti umani.
L’idea che il corpo sia da conservare dopo la morte al fine di una successiva “riabitazione” da parte dell’anima è antica quanto l’uomo, ma non priva di una sua logica. Se si vuole accettare però questa ipotesi come possibile, è necessario spiegare perchè l’ “anima” avendo la potenza di tornare ad abitare un corpo umano, ne scelga uno morto e parzialmente deteriorato. Se si accetta l’ipotesi del riento dell’anima in un corpo umano, questo non porta alla resurrezione dei morti tecnologica ne tantomeno religiosa, ma al concetto di incarnazione. Se si ammette la possibilità che una forma di vita animica sia disposta ad entrare in un corpo umano, il processo è maggiormente plausibile in una condizione di massima vitalità di questo corpo, ovvero il momento totipotente del concepimento. Anche ammettendo i processi descritti e un surplus di tecnologia è pertanto difficile accettare la riabitazione di un corpo deceduto e ibernato L’ibernazione umana promette di essere un business colossale come lo furono in epoche meno tecnologiche le religioni, tramite la più antica delle promesse ovvera quella di una vita felice in un lontanissimo e improbabile futuro.
L’ibernazione umana non si impossessa soltanto di un territorio religioso, ma consente non poche perplessità sulle ulteriori finalità di questa operazione commerciale. Un corpo umano ibernato è infatti proprietà di coloro che sono incaricati dalla volontà espressa dal morto, ovvero la società stessa che detiene la tecnologia per ibernare. Il concetto di proprietà attuale di un corpo consente però possibili alterazioni delle finalità o desideri dal precedente proprietario. Mentre le religioni, pur altrettanto promettendo, lasciano decomporre i corpi dei loro adempti, le società che si occupano di ibernazione umana li possiedono con tutti gli effetti che ne derivano. Appare pertanto evidente che possa esistere un interesse non solo a carpire denaro dagli sporvveduti, ma anche a disporre successivamente di un quantitativo enorme di cadaveri e tessuti perfettamente conservati. Che in un futuro speriamo lontanissimo questi cadaveri possano essere ulteriore fonte di lucro oltre quello legato alla vendita della ibernazione, è più che un sospetto. Questa è senza dubbio un epoca oscura. La scienza e la medicina in particolare si sono distaccate dall’obiettivo originale di curare il malato e appaiono totalmente asservite agli interessi della finanza.