Latte industriale: più un problema che un alimento

Latte industriale: più un problema che un alimento

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Considerare il  latte industriale e dei suoi derivati alimenti idonei alla nutrizione umana è l’opinione di chi latte produce e dai governi interessati agli effetti che induce sulla popolazione. La natura avrebbe previsto che il latte della propria specie sia il nutrimento idoneo all’accrescimento fino alla maturazione del sistema digestivo. Al termine dello svezzamento si esaurisce pertanto la fisiologia di una alimentazione basata sul latte e inizia un fenomeno esclusivamente umano di assumere il latticini talvolta come elemento del piacere di mangiare, molto più spesso perchè indotti in tutti i modi a farlo. Nel caso che i latticini siano la culminante di un desiderio basato sul gusto, allora sarebbe più giusto inserire il latte insieme al tabacco e al vino nel genere dei “piaceri” e non degli alimenti. Questi se assunti in misura e se prodotti senza manipolazione industriale, possono fare parte della soddisfazione del desiderio.  Altra cosa è invece proporre i latticini prodotti a livello industriale come alimento. La produzione industriale di latte non ha nulla in comune con ciò che consumavano i nostri antenati da sempre nelle campagne. La produzione industriale adultera la qualità delle cose a fini economici e non solo. 

Il sistema digestivo di un adulto non ha una predisposizione alla digestione dei latticini e spesso il consumo di questo alimento si associa a turbolenze dovute all’assenza di un combinato enzimatico idoeno.  La mucca inoltre produce latte solo dopo aver partorito il vitello. In natura  quel latte servirebbe a nutrire il piccolo animale nel periodo dello svezzamento, dopo il quale è prevista la sospensione dell’allattamento perché non più necessario. Il rispetto di questi ritmi naturali era la base della produzione di latticini che assumevano i nostri antenati.  Nella produzione industriale non appena una mucca ha raggiunto la maturità sessuale,  viene inseminata artificialmente per la prima volta. Dopo la nascita il vitello viene separato dalla madre. Non è difficile immaginare che un mammifero possa patire già questo evento con stress, adattandosi alla pena con una produzione di ormoni, citochine e neurotrasmettitori coerenti. Successivamente la mucca viene munta due o anche tre volte al giorno, ma non è il vitello a ricevere quel latte. Perché la mucca industriale possa produrre latte deve partorire un vitello all’anno. L’industria lavora la mucca per indurre una lattazione di 305 giorni e una fase di  asciutta di 60 giorni circa. Le mucche da latte industriale si trovano pertanto in uno stato di permanente gravidanza quasi tutta la vita.

Le mucche industriali sono manipolate a livello chimico e arrivano a fornire al “committente” più di 10.000 litri di latte all’anno, corrispondente a quasi 33 litri al giorno. Per alimentare un vitellino alla mucca basterebbe produrre solo 8 litri al giorno e solo per un breve periodo della vita biologica. Le mucche industriali subiscono ogni sorta di trattamento teso ad aumentare la produzione quantitativa di latte indipendentemente dalla qualità nel migliore dei casi.  Nel peggiore dei casi la diffusione di alimenti di alterata qualità è parte di un progetto più complesso che la semplice ricerca del profitto. Si osserva come il latte sia di fatto inserito in vario modo in alimenti che non lo dovrebbero contenere come pane, farinacei dolci e insaccati, rendendo il progetto di una dieta lattopriva un vero labirinto.  Il latte e i suoi derivati provenienti dalle moderne industrie casearie non hanno nulla in comune con ciò che nel passato nelle campagne poterva costituire parte della nutrizione umana.

Ridurre o evitare il consumo di latticini è una scelta importante per la salute. I governi invece di attuare comportamenti collusivi con l’industria del latte, dovrebbero  riconsegnare la produzione di latticini ai contadini. Le mucche dovrebero vivere al pascolo, nutrirsi di erba, un cibo naturale che i loro sistemi digestivi possono elaborare. Le mucche non dovrebbero subire insulti chimici o genetici e avere gravidanze secondo natura.

Diffondere l’abitudine a nutrirsi con latticini in età adulta esalta sul piano spirituale una condizione infantile dell’umanità, pertanto manipolabile a piacere. Una popolazione che si nutre con latticini è il sogno di tutti i potenti, perchè costituisce una delle leve con la quale si assoggettano le masse e non per ultimo una fonte inesauribile di opportunità per i sistemi sanitari.

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