Agopuntura e Omotossicologia: Capitolo 5 pag. 136 rituale

rituale

Il modo però per il quale una malattia evolve fisicamente in Analisi Causale, non nega che tale malattia esprima un senso in Sintesi Induttiva. La malattia possiede un meccanismo ed esprime un senso contemporaneamente. Il medico completa il suo lavoro quanto si rivolge al malato coerentemente secondo entrambe le possibilità.

Lo studio dei Campi Emozionali indica che un equilibrato vissuto emozionale sostiene il corretto funzionamento del sistema orbitale connesso. Senza vissuto emozionale di collera positiva non svilupperebbe bene il funzionamento delle Orbite Fegato e Vescica Biliare. Al contrario situazioni emotive estreme nella direzione di Prevalenza di Fase o Ipovalenza di Fase implicano la necessità di compensazioni, talvolta anche somatiche.

Il Campo Emozionale Riflessione è la capacità emotiva di accogliere, integrare, smistare e compensare vissuti emozionali al fine di mantenere il sistema in equilibrio globale e garantire sopravvivenza ed evoluzione. Osserviamo come in tal senso la Riflessione costituisce una complessa centrale di regolazione il cui ruolo non è a caso definito dalla MTC come al centro del sistema uomo.

La facoltà della Riflessione nella gestione di vissuti emozionali è analoga e simmetrica alla facoltà del connettivo e della matrice che oltre la gestione la omotossine regolano l’attività e la funzionalità dei vari organi.

Come per i Campi Emozionali già descritti, anche la Riflessione presenta condizioni caratterizzate da difetto ed eccesso. Nel caso della Iperriflessione ci troviamo di fronte ad un stato emozionale in cui la funzione di integrazione appare deformata come sotto una lente di ingrandimento e oltretutto fissata su alcuni punti eccessivamente. La capacità della Riflessione di riproporre la difficoltà in molti modi fino al momento che l’individuo trova la soluzione, diviene esageratamente espansa.
L’individuo diventa ossessivo. Ripete un ragionamento, un comportamento o un rituale senza più valore regolatorio. Compare una compulsione alla ripetizione ossessiva di gesti, comportamenti e pensieri che non assolvono più alla maturazione del soggetto. Il primo rituale implica il tentativo di risolvere con una azione un problema emozionale. L’insuccesso di questo tentativo invece di indirizzare verso una nuova azione induce una ripetizione compulsiva quanto inefficace. In questa condizione il soggetto è come imprigionato nel suo mondo e non può uscirne.
L’iperriflessivo tenta inizialmente un processo di regolazione tramite un gesto vicariante o simbolico della soluzione, ma attratto dal mezzo più che dal risultato, ne resta imprigionato. Come un motore che gira a vuoto, l’ossessivo brucia senza beneficio regolatorio. L’assenza di libertà provoca disagio sia per l’iperriflessivo sia per che gli è vicino, determinando la pena infinita di questa condizione. L’iperriflessivo a aspetti comuni ma si distingue dal quella dall’ipocollerico che abbiamo dipinto con il termine “cervello parziale”.

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