Yoga e agopuntura

Yoga e agopuntura

Trascizione della conferenza ” Yoga e agopuntura ” tenuta dal Dott. Fabio Elvio Farello nel corso di formazione quadriennale per insegnanti yoga  domenica 18 ottobre 2015 presso il Convento Suore Pallottine Via di Porta Maggiore 34 Roma.

yoga e agopuntura
yoga e agopuntura

Buongiorno a tutti, nell’incontro di oggi parleremo delle relazioni che ci sono tra la pratica yoga, agopuntura e terapia, che sono importanti e non sufficientemente studiate. In particolare vorrei parlare del drenaggio che si riesce ad ottenere a livello tossinico dall’uso, in particolare, dell’haţha-yoga e del prānāyāma. Per definire il drenaggio dobbiamo parlare della omotossicologia che è la forma più moderna dell’omeopatia, risale agli anni ’60 – ‘80 nei quale l’evento clinico è descritto secondo un linguaggio più moderno, rispetto all’omeopatia classica, che è una medicina del ‘700. L’omotossicologia definisce l’evento clinico, ovvero la malattia, come la relazione che ha il paziente con la lotta incessante per la gestione delle omotossine. Ovviamente le omotossine sono tossine che provengono dall’ambiente nel quale siamo inseriti e oggi questa tematica è d’importanza evidente perché l’ambiente è carico a livello tossico, omotossine però include anche il termine delle tossine che noi stessi produciamo: per vivere, per respirare, per pensare, per emozionare; siamo in un contesto in cui vengono prodotte incessantemente tossine, l’organismo è chiamato a gestirle. Quando questa gestione delle tossine supera un livello critico ovviamente questo può coincidere con l’evento di malattia.

 L’omotossicologia è una disciplina spesso associata alla agopuntura che si occupa di drenare queste tossine. L’ agopunutura e la omotossicologia sono tecniche maggiori, ma terapie drenanti sono diffuse in tutti gli altri contesti in medicina naturale. La definizione di malattia, vedete sulla slide, è il superamento di una soglia critica di questo carico tossinico, mentre la salute è la gestione del carico tossinico con una omeostasi efficiente. Cioè se quello che produciamo lo riusciamo ad eliminare la vita è caratterizzata da salute, se quello che produciamo e assimiliamo dall’ambiente supera la capacità di drenaggio le tossine vengono stoccate nei tessuti e da questo stoccaggio deriva successivamente la malattia; ovviamente noi, quando parliamo di drenaggio, parliamo di una sorta di lavaggio interno dell’organismo dal carico tossico. La maggior parte di noi si fa la doccia tutti i giorni, e questo fa parte della pratica igienica, ma questo lavaggio esterno intacca in modo risibile il carico tossico, in realtà noi ci dovremmo lavare principalmente dall’interno, questo è chiamato il drenaggio. Ci sono categorie di drenanti diversi che possono agire a livello cellulare, a livello connettivale e a livello emuntoriale, lo yoga entra in relazione soprattutto con il drenaggio di tipo connettivale. Come si drena in omotossicologia? Si drena con dei rimedi che vengono somministrati al paziente e il drenante, in realtà, è composto da più componenti, all’interno ci sono micro dosi di componenti, sono in parte di origine omeopatica, quindi sono omeopatici classici assemblati in un composto, altre componenti sono di natura diversa e l’indicazione per un drenante segue una diagnostica classica. Quindi un rimedio omotossicologico all’interno trova: rimedi omeopatici classici, nosodi, che sono tessuti o materiali estratti dal malato, estratti di organo, tossici, fitoterapici, catalizzatori, vitamine, minerali, farmaci diluiti e omeopatizzati e le citochine. Ovviamente un drenante è un insieme di queste sostanze costituito con uno scopo, cioè drenare tossine specifiche. Una tecnica energica per il drenaggio delle tossine è la somministrazione di un drenante in formulazione iniettabile su punti di agopuntura. L’ agopuntura omotossicologica è una stimolazione energica, che non disperde una elevata tollerabilità biologica. Per spiegare come funziona un drenante vi cito uno studio di tipo classico ovvero di Conney e Burns che fu fatto su dei ratti. Il metilcolantrene fu somministrato a dei ratti. il metilcolantrene è un tossico ambientale che produce nei ratti una lesione dell’epatocita. Se si somminsitra a un gruppo di ratti questo prodotto si produce una lesione. Se ad altro gruppo di ratti, oltre al tossico, diamo una piccolissima dose omeopatica di metilcolantrene, l’epatocita riesce a recuperare dalla lesione. Dunque microdosi di un tossico si comportano come drenante del tossico. Microdosi di una sostanza che carica l’organismo di un problema, aiutano lo stesso organismo ad eliminarlo.

Un altro esempio per comprendere come funziona un drenante è l’esperimento sull’aconitina fatto da Aubin nel 1984. L’aconitina è un tossico cardiaco, è in grado a un certo dosaggio, ovvero 10-5 moli, di indurre la fibrillazione, ovvero una patologia cardiaca. ebbene se noi diamo a un ratto o a un animale da esperimento aconitina da 10-18, che è una micro dose, è una dose veramente piccola, non c’è nessun effetto tossico su un cuore sano, ma c’è un effetto anti tossico su un cuore pre-intossicato. Dunque di nuovo una microdose di un tossico aiuta l’organismo a eliminare quel tossico.

Questo concetto del drenante omeopatico non è nulla di diverso dal concetto della vaccino-terapia. Per vaccinare contro la poliomielite si somministra una piccola parte attenuata del virus della poliomielite. La vaccinazione induce una resistenza alla malattia tramite una attenuazione di ciò che induce la malattia. Una microdose favorevole a salute è una base metodologica non soltanto dell’omotossicologia o dell’omeopatia, ma anche della vaccino-terapia. Ovviamente questi sono studi che si possono anche scaricare da internet, sono presenti nella letteratura.

L’omeopatia classica usava per descrivere questo principio una frase in latino che è la seguente “similia similibus curator” il simile cura il simile. La microdose è in grado di eliminare la macrodose. Questo è il linguaggio moderno per descrivere la stessa affermazione che facevano gli omeopati classici. Dunque vi ho detto che ci sono diversi tipi di drenanti, esistono drenanti per eliminare le tossine presenti nella cellula, esistono drenanti per eliminare le tossine che impregnano il tessuto connettivo e esistono drenanti che stimolano gli organi emuntori. Per esempio il fegato o il rene hanno una funzione importante per tenere l’organismo pulito, perché eliminano costantemente tossine.

Nella pratica yoga e nel prānāyāma il drenaggio rilevante è quello del connettivo, perché le posture yoga vanno a mobilitare in modo particolare questo tipo di tessuto, che è un tessuto di stoccaggio del carico tossico in eccesso. Il drenaggio si può monitorare strumentalmente. Si monitora con la diagnostica classica, con quello che si fa comunque in medicina convenzionale. Esistono anche monitoraggi specifici come può essere la bioimpedenziometria o la tomografia della matrice extra cellulare. Un esame medico permette di capire che il paziente ha un recupero sulla malattia quando è sottoposto a un drenaggio efficiente.

Dunque dobbiamo definire la salute. In medicina convenzionale la salute è definita come l’assenza di malattia. Questa definizione in agopuntura non è sufficiente, perché l’assenza di malattia può esserci anche in un individuo estremamente fragile. Dunque dobbiamo introdurre un concetto ulteriore alla assenza di malattia ovvero quello dell’omeostasi. Non sono sano se ho assenza di malattia ma se sono in grado di difendermi da eventuali fattori patogeni che posso patire nel corso della mia vita. L’omeostasi è la capacità di resistere a stimoli che normalmente fanno ammalare. L’omeostasi è uno degli elementi cardini per definire una salute efficiente. Rispetto alla definizione tradizionale o convenzionale di salute, secondo l’agopuntura è necessario aggiungere anche un parametro emotivo e mentale. ll benessere non è soltanto l’assenza di una malattia fisica e omeostasi efficiente, ma è anche l’assenza di una malattia emozionale o mentale. La salute si definisce almeno a tre livelli e no riguarda esclusivamente il corpo fisico. Per definire salute è pertanto necessario introdurre anche un parametro spirituale. Non volendo utilizzare come agopuntore una definizione confessionale di salute spirituale, ho introdotto un riferimento più laico di questo aspetto ovvero la realizzazione dei propri talenti.

Noi siamo in salute quando applichiamo i doni che riceviamo, i talenti. Ognuno di noi ha capacità e quando queste capacità si realizzano, subentra una soddisfazione e completamento. Quando queste capacità invece non trovano modo di applicarsi, subentra una insoddisfazione, indipendentemente dallo stato di salute fisico del soggetto che stiamo osservando. Dunque la salute è un complesso di caratteristiche che implica assenza di malattia fisica, una robusta omeostasi, benessere emotivo e la realizzazione dei propri talenti.

Adesso introduco alcuni concetti di agopuntura che serviranno per spiegare la postura yoga. L’agopuntura è una tecnica all’interno di un complesso medico tradizionale che è la medicina cinese. All’interno della medicina tradizionale cinese non c’è solo l’agopuntura ma anche fitoterapia, moxibustione, chi kung, pratiche igieniche, e massaggio denominato tuina. Soprattutto osserviamo un paradigma di malattia applicato dalla agopuntura totalmente dissimile da quello che applichiamo in occidente.

Per agopuntura in sé intendiamo l’infissione di aghi nella cute con scopo terapeutico. L’agopuntura è codificata da tecniche, quindi questi punti non vengono stimolati a piacere, ma secondo un disciplinare. Si applica un metodo per scegliere i punti in relazione ad ogni singola patologia. Il segreto di un buon risultato nel trattamento agopunturale è proprio il protocollo dei punti applicato. La differenza che c’è tra due sedute di agopuntura diverse è la stessa differenza che c’è tra due farmaci differenti. Non è una tecnica uniforme ma è una tecnica che ha infiniti protocolli, tra i quali ci sono quelli che sono efficienti e ci sono quelli che sono meno efficienti. L’agopuntura è una tecnica in cui il protocollo viene personalizzato tenendo conto del soggetto da trattare. Il protocollo è applicato al malato e non alla malattia. I meridiani, che sono l’argomento che ci interessa oggi di più, codificano le scelte dell’agopuntore, dunque stimolando agopunti su un certo meridiano piuttosto che un altro faccio questa personalizzazione del protocollo e ottengo un effetto terapeutico.

Questa è un’immagine molto antica, questa lo è altrettanto, l’insieme dei meridiani di agopuntura – questo è un testo del 600 a.c. – è definito su questa immagine, vedete è un disegno abbastanza rozzo, però vi faccio notare la scrittura con ideogrammi che dimostra una competenza grafica enorme. Il cinese scrive non con le lettere ma con l’ideogramma, quindi se deve scrivere casa non si usano quattro lettere: c-a-s-a, ma si deve disegnare una casetta, questo è l’ideogramma. Quindi il cinese è una lingua assolutamente difficile da scrivere, perchè tra altro richiede una grande competenza grafica. Quando un cinese fa un disegno così semplice, produce uno schema di riferimento e non un’indagine di tipo anatomico. Dunque attenzione che l’ agopuntura nonostante possa sembrare una medicina semplice o una protomedicina, non lo è affatto.

Definiamo il meridiano di agopuntura con un linguaggio più moderno. La parola meridiano, viene dal francese. Uno dei primi a studiare l’agopuntura in ambito europeo, fu l’ambasciatore francese, Soulié de Morant. Si tratta di una vicenda classica. Egli si ammala in missione e lo salva l’agopuntore. Successivamente egli si appassiona all’agopuntura, la studia e la porta in Europa nei primi del ‘900. All’epoca si studiavano i meridiani terrestri quando, questo autore, ha visto i percorsi di connettivo cutaneo sul corpo disegnati ha pensato “ma saranno meridiani come quelli terrestri” e da lì nasce una parola piuttosto infelice, perché non descrive esattamente che cosa è un meridiano.

Il meridiano di agopuntura è una strada di connettivo, ovvero un tessuto di cui è composto il corpo umano. Il connettivo è un tessuto ubiquitario ma può essere differenziato in strade di pertinenza specifica. Il meridiano di agopuntura è percorso caratterizzato anche da una particolare conduttività elettrica: si tratta di un percorso preferenziale ionico. Il punto di agopuntura, che si può stimolare con l’ago, ma si può anche stimolare con punti di appoggio di una postura yoga, è un punto a bassa interferenza elettrica, quindi è una specie di porta tramite la quale l’operatore entra nel sistema connettivale del paziente e lo stimola.

Vi mostro adesso una sequenza di meridiani di agopuntura considerati una sequenza classica. I meridiani di agopuntura principali sono dodici, ricoprono tutta la superficie corporea e sono questi che nello yoga  son poi mossi, mobilitati o stimolati in modo specifico. Il meridiano di agopuntura polmone, che è il primo di una sequenza di dodici, parte dal torace e va al pollice, sul pollice salta l’indice, risale lungo il lato esterno del braccio e termina sul volto. Vi faccio osservare il mudra che usate per respirare, che è l’unione, secondo l’agopuntura, del meridiano del polmone con il meridiano dell’intestino crasso. Arrivato sul volto il meridiano salta sullo stomaco, ridiscende sul lato anteriore del corpo, sul lato anteriore della gamba, termina al terzo dito del piede, lì salta al primo dito del piede risale sul lato interno della gamba e termina al torace. Questo è un primo gruppo di quattro meridiani di agopuntura a cui seguiranno altri due. Il prossimo giro parte con il meridiano del cuore dal torace, scende sul lato interno del braccio fino al quinto dito della mano, lì salta dal lato interno del mignolo al lato esterno del mignolo, diventa meridiano “intestino tenue”, risale lungo il lato esterno del braccio, termina alla testa all’altezza dell’orecchio, lì prende contatto con il meridiano “vescica urinaria”, sale lungo la calotta cranica, scende sul dorso, si sdoppia, fa due braccia che scendono parallele fino all’incavo del ginocchio, lì si riunisce e il meridiano termina al quinto dito del piede. Questo meridiano ha una enorme quantità di punti importantissimi per la stimolazione, anche di terminazioni nervose paravertebrali, è un meridiano che è caratterizzato da una grandissima efficienza in agopuntura. Il quinto dito del piede è successivamente integrato dalla pianta del piede, il punto di agopuntura rene 1, è l’unico punto in cui i meridiani toccano la terra, il meridiano del rene sale lungo il lato interno della gamba, tocca i genitali, termina al torace.

Osserviamo una sequenza precisa nei meridiani di agopuntura descritti ovvero: torace – mano – mano – testa – testa – piede –piede – torace. Adesso l’ultimo gruppo di quattro meridiani di agopuntura: il pericardio parte dal torace , termina al terzo dito della mano, salta al quarto, diventa “triplice riscaldatore”, risale il lato esterno del braccio, termina alla testa intorno all’orecchio, vedete un percorso particolare, dalla testa prende contatto con “vescica biliare”, che ha queste circonvoluzioni particolari sul lobo, sui lati temporali, un meridiano rilevantissimo per i pazienti con emicrania, scende sul lato del corpo, termina al quarto dito del piede, lì salta di nuovo al primo, diventa meridiano del fegato, risale il lato interno della gamba, tocca i genitali, termina al torace.

I meridiani  di agopuntura sono dodici ognuno dei quali attivo circa due ore al giorno: In realtà si tratta di un unico tessuto ovvero il connettivo, diviso in dodici segmenti di pertinenza specifica.

Sono tre sequenze: torace – mano – mano – testa – testa – piede – piede – torace, tre volte, questo in ventiquattro ore. Il tessuto è uno, ma ognuno di questi segmenti applica funzioni particolari all’interno di una regolazione d’insieme di tipo omeostatico. Dunque se esaminiamo un arto, un braccio superiore, l’intera circonferenza è coperta di connettivo, solo che è divisa in sei segmenti, tre interni, tre esterni; altrettanto se esaminiamo l’arto inferiore, vediamo che tutta la circonferenza è coperta dai meridiani, complessivamente sei.

Dunque se facessimo una sezione degli arti troveremmo questo tessuto connettivale in tutta la circonferenza con segmenti specifici. Quindi i meridiani si possono disegnare anche in questo modo, non come una striscia fatta dal grafico su una immagine anatomica, ma vere e proprie strade di tessuto connettivale, queste strade sono manipolate dall’agopuntura con gli aghi, ma sono altrettanto manipolate dalle posture yoga. Come? Stirandole, comprimendole e attraverso i punti di appoggio che coincidono spesso e volentieri con punti di agopuntura.

I meridiani sono un termine europeo per descrivere l’agopuntura tradizionale cinese, ma non sono gli unici, i cinesi, ad averli codificati. I meridiani li hanno trovati quasi tutte le medicine tradizionali. Questa è un’immagine che viene dalla medicina tibetana, che nonostante la vicinanza geografica non ha niente a che vedere con la medicina cinese, anche i tibetani hanno scoperto i meridiani e i punti di agopuntura e li hanno codificati con notevoli coincidenze con quanto è stato espresso dalla cultura cinese. Questi sono i nadi della cultura indiana, anche la cultura indiana esprime questo concetto di meridiano usando un’altra parola. Questi sono i punti dell’ayurveda per l’elefante. In Europa si utilizza l’agopuntura anche per il trattamento in veterinaria, in realtà questo può essere fatto sull’elefante, nella tradizione, in realtà, questi punti sono utilizzati per domare gli animali. Il domatore tradizionale, quello sacro, non quello da circo che vediamo oggi, aveva un bastone acuminato e nel dialogo che intratteneva con l’animale domato lo toccava in punti specifici, inducendo una forma di comunicazione.

La sequenza dei dodici meridiani di agopuntura che abbiamo visto è da integrare con un’altra sequenza di due meridiani importantissimi ovvero quelli che si sviluppano lungo la mediana. Sono il “vaso governatore” che cammina sul dorso e il “vaso concezione” che cammina sul lato ventrale, in cinese Du Mai e Ren Mai. Vedete qui con l’immagine che vi mostra, come i punti di agopuntura allocati su questi due meridiani sono costruiti metamericamente, come lo è anche l’organismo umano. Osserviamo anche una forte relazione tra i meridiani  di agopuntura e il sistema nervoso.

Ora dobbiamo parlare delle relazioni che esistono tra la salute, biomeccanica e ventilazione.Questa è una slide che uso per i medici, siccome i medici se uso i termini yoga o prānāyāma strabuzzano gli occhi, ho dovuto cambiargli il nome: per lo yoga ho messo biomeccanica, cioè la mobilizzazione di questo tessuto connettivale e al posto di prānāyāma ho usato il termine ventilazione. Qui siamo in un contesto dove possiamo tranquillamente usare i termini originali. Lo yoga e il prānāyāma interferiscono con il mantenimento della salute e con il ripristino, quando questo è perduto.

Di nuovo: il meridiano  di agopuntura è la strada di tessuto connettivale, che è però connessa a specifiche funzioni, quindi se devo agire sullo stomaco, preferisco quel tessuto connettivale, se devo agire sul polmone preferisco un altro tessuto connettivale, il punto dell’agopuntura è un punto su questo meridiano particolarmente sensibile e indicato a recepire lo stimolo. Ci sono lavori pubblicati che mostrano come questi punti di agopuntura sono delle specie di oblò con i quali si può prendere contatto con il sistema connettivale, valutarlo e stimolarlo.

In questa slides vi faccio vedere cosa è l’unità morfofunzionale, con questa slide, che è una struttura rappresentativa di come è costruito totalmente il corpo umano. In alto vedete il parenchima, che è un tessuto, ad esempio il polmone, come può essere il cuore o come può essere il fegato. Il cuore non prende contatto direttamente con i vasi, ma è circondato dal tessuto connettivo, in fondo alla slide, in basso, vedete il sistema vascolare. Quindi se deve entrare per esempio l’ossigeno a contatto con la cellula, l’ossigeno viene portato attraverso il sangue prima nel connettivo e poi entra nella cellula dell’epatocita.

Se l’epatocita deve scaricare una tossina, l’anidride carbonica, deve attraversare il connettivo farlo arrivare nel sangue e da lì poi viene gestito e metabolizzato. Dunque il connettivo sta in mezzo a tutte le reazioni più importanti che riguardano il mantenimento, la salute e il suo ripristino. La parola connettivo viene da un’epoca in cui la medicina, in modo molto elementare, pensava che il connettivo fosse solo tessuto di sostegno, quindi connetteva insieme le cose. Siccome gli organi non potevano essere “sparpagliati”, ci voleva qualche cosa che li tenesse insieme questa è la funzione del connettivo, in modo molto elementare si era immaginato che l’unica funzione del connettivo fosse connettere insieme i tessuti e basta. Negli anni ’80 un fisiologo tedesco, Pischinger, si accorse che non è proprio così, il connettivo connette, siamo d’accordo, ma all’interno del connettivo avvengono una marea di regolazioni che garantiscono la salute o che caratterizzano il cedimento della salute verso la malattia.

Il connettivo è un tessuto composto da collagene proteoglicani, glicoproteine e acqua. Il collagene è importantissimo per la flessibilità dell’organismo, quindi quando fate una postura yoga e c’è un limite o quando un vostro allievo fa una postura e incontra un limite, lì manca il collagene, o il collagene è indurito o il tessuto connettivale è diventato addirittura fibrotico, che è un segno di intossicazione e di invecchiamento dell’organismo. L’elasticità di questo tessuto significa che il tessuto è integro, il collagene è ben strutturato, non c’è fibrosi e dunque se chiedo di fare una postura yoga, questa viene eseguita senza il dolore, senza il limite funzionale, senza fastidio.

Il collagene dunque è la molecola che dà l’elasticità, i proteoglicani sono invece le molecole che fanno da ascensore tra il vaso e la cellula, sono i trasportatori, sono i portieri: portano le molecole dal vaso verso il parenchima e portano le tossine dal parenchima verso il vaso. Infine le glicoproteine sono le molecole che rigenerano il connettivo. Come tutti i tessuti viventi, il connettivo viene distrutto e ricreato tutti i giorni e la salute permane quando questa funzione di rigenerazione è integra. Attraverso la rigenerazione il connettivo viene mantenuto sempre giovane. Pischinger è stato il primo a dire che in questo spazio non avviene soltanto la connessione tra i vari tessuti ma è lo spazio o il luogo in cui ci sono tutte le regolazioni biologiche. Tutto quello che mantiene la salute avviene in questo spazio e tutto quello che in questo spazio cede funzionalità è il percorso che anticipa la malattia o caratterizza la malattia stessa.

Il meridiano nell’agopuntura attraversa esattamente questo spazio del  tessuto connettivale tra il vaso e il parenchima, con il punto di agopuntura noi andiamo a stimolare questo tessuto. La salute, dunque, è un morbido attraversamento di questo spazio descritto sull’unità morfofunzionale. I nutrienti dal vaso devono andare verso il parenchima e le tossine dal parenchima devono andare verso il vaso, questa è salute. Se il tessuto connettivo è diventato duro o ha perso il collagene, è diventato fibrotico, non si muove più, questi passaggi, necessari al mantenimento della salute, sono ostacolati; da qui l’importanza di mobilitare questo connettivo, in un modo molto sapiente, molto saggio, utile a drenare costantemente le tossine che produciamo.

Da questo punto di vista fare una postura o una sequenza di posture, ha molto più significato di farsi una doccia. Se noi non ci lavassimo avremmo un odore terrificante, che nessun animale potrebbe tollerare, perché abbiamo una marea di tossine dentro. Per carità, continuate a lavarvi, ma la causa non è lo sporco che è fuori ma sono le tossine che produciamo all’interno. Quindi dobbiamo aggiungere, al lavaggio esterno, anche un drenaggio interno, e questo è necessario per il mantenimento della salute.

Per questo drenaggio interno esistono pratiche mediche, ma per questo è anche necessario della disciplina nell’igiene generale che implica anche come muovo e utilizzo il mio corpo e come utilizzo, soprattutto, il mio respiro.

Le tossine non eliminabili vengono stoccate all’interno del connettivo e questo è il vero processo d’invecchiamento. Non è correlato all’età, può esserlo, ma è correlato soprattutto con lo stile di vita. Posso trovare un ragazzo a 20 anni che non riesce a muovere un’articolazione, ma posso trovare un vecchio che la muove. In linea di massima il passare degli anni dà a tutti un certo accumulo di tossine, ma è soprattutto la gestione che faccio della mia vita che caratterizza il mantenimento dell’elasticità del tessuto connettivale oppure l’inibizione di questa elasticità che determina l’indurimento dello stesso e la perdita di funzionalità.

Il drenaggio delle tossine richiede alcune attenzioni pratiche: la prima cosa è l’acqua. Se io devo lavare una camicia non posso avere soltanto il sapone ma ho bisogno anche di introdurre l’acqua, il medium di tutte le reazioni chimiche. Noi tutti beviamo molto meno del turn over richiesto giorno per giorno. Ci hanno abituato a bere di meno. I motivi per cui avviene questo sono legati alla continenza; motivo che l’animale non ha. Se da bambino impari a contenere le urine, immediatamente capisci che se bevi molto, la continenza diventa più complicata. Dunque sei educato fin dalla primissima età a bere lo stretto indispensabile, non a bere il giusto. L’animale che non ha neanche l’idea di che cosa sia la continenza, beve decisamente in modo più adeguato. Dunque noi abbiamo messo in moto un processo che ci ha preparato, predisposto a bere meno. Quando si misura il turn over dell’acqua, la maggior parte delle persone beve frazioni di quello che sarebbe giusto, eppure per drenare tossine è necessaria l’acqua, dovunque volessimo fare un lavaggio è necessaria l’acqua. Ci vogliono anche gli elettroliti, l’acqua non si sposta da sola, per spostare l’acqua nell’organismo, per vincere l’osmosi, ci vogliono gli elettroliti. Dunque non devono mancare i minerali, in particolare i sistemi tampone o i minerali alcalini. Infine per drenare tossine un mantice di importanza enorme è il polmone. Tutte le volte che io respiro, io butto fuori anidride carbonica, che è una tossina pesantissima da gestire, perché è acida. Quindi se io ventilo bastevolmente mi deacidifico.

Il tessuto connettivale acido diventa duro, un tessuto connettivale sano scioglie il gel in fase sol e diventa morbido e stendibile. Dunque tra la respirazione corretta e la funzione connettivale c’è un’evidente relazione funzionale. Infine laddove non arriva acqua, elettroliti e respirazione e potremmo dire “stile di vita” complessivamente, arriva il medico con un cosiddetto sapone, che è il drenante, ovvero un rimedio che attiva l’eliminazione delle tossine.

Sottolineo in questo contesto che l’utilizzazione di una pasticca di drenante o di un globulo di drenante, non ha molto senso se lo stile di vita è sbagliato, cioè se io non bevo, non ho l’attenzione a muovere correttamente il mio corpo, se non ho consapevolezza del mio respiro, il drenante viene molto limitato. Infine l’attivazione biomeccanica è importantissima, quindi muoversi e respirare in modo sapiente aiuta il drenaggio che fa il medico, e in molti casi lo rende inutile, al contrario se manca lo “stile di vita”, il drenaggio ha una funzione più contenuta e limitata.

Muovere il connettivo significa proprio strizzarlo, nello stesso modo con cui noi laveremmo una camicia. Questa è un’immagine abbastanza recente di come una mamma e un figlio lavano degli indumenti nel Gange. Il sapone ce l’hanno, quello che non hanno è la lavatrice, che fa la biomeccanica. Dunque la biomeccanica la fanno a mano, guardate con che vigore è necessario lanciare uno straccio per pulirlo, nonostante il sapone.

La biomeccanica e la pulizia vanno d’accordo, nessuno prende la camicia, gli dà il sapone e dice; “quando torno fatti trovare pulita!”, ci vuole una biomeccanica sulla camicia. Se io non strizzo il tessuto non escono le sporcizie. Il corpo è costruito nello stesso modo, il tessuto che regge tutto è il connettivo, lì sono stoccate le tossine, non è sufficiente assumere un drenante, ma io devo muovere questo connettivo in modo da pulirlo.

In Europa siamo molto arretrati sulla biomeccanica e tale termine viene assimilato alla grezza pratica sportiva. Se osserviamo il contribuo dell’oriente alla biomeccanica e in particolare dello yoga appare evidente come il movimento sia utilizzato in modo sapiente. Osserviamo come nello yoga si presente una cultura di come funziona il corpo umano, della fisiologia, di cosa è necessario per mantenere la salute e per recuperarla.

Tramite l’alimentazione, l’esercizio fisico, la postura, la respirazione si interagisce in un modo importante con la salute, e questo ovviamente viene trascurato, perché immaginiamo un intervento medico sempre come una pasticca che prende il malato e tutto finisce lì. In realtà l’intervento medico dovrebbe essere una serie di cambiamenti nello “stile di vita”, oltre alla pasticca. A volte i cambiamenti nello “stile di vita” rendono la pasticca inutile, ma non il contrario, la pasticca non renderà mai inutile un adeguato “stile di vita”. Anche la postura risente di queste riflessioni, perché il modo con cui utilizzo il corpo, col quale mi posiziono è la risultante di rigidità o lassità del tessuto connettivale. Quindi in zone iper-elastiche ho un certo comportamento meccanico, in zone estremamente contratte uno opposto, la risultante è la postura. Chi frequenta un osteopata è perché è malato. Anche l’osteopatia lavora sul connettivo, ugualmente lavora sui limiti che la funzione del connettivo ha posto all’organismo in oggetto. Postura e biomeccanica consentono il drenaggio delle tossine e contribuiscono alla salute. Una corretta postura si recupera attraverso l’intervento dell’osteopata, ma anche attraverso l’utilizzo di pratiche yoga che servono per muovere le parti rigide del connettivo del paziente.

Dunque vi propongo un’ipotesi di lavoro: esiste una relazione tra la postura yoga e i meridiani, e i meridiani aiutano a capire a cosa serve, dal punto di vista del drenaggio, la singola postura nello yoga. Qui per esempio (sulla slide è mostrata una postura yoga) stiamo stimolando il “triplice riscaldatore”, e qui (sulla slide è mostrata altra postura yoga) stiamo stimolando il “vescica-urinario”. Quì  ( slide con una ulteriore postura yoga ) stiamo stimolando l’intestino tenue e il meridiano del rene, qui stiamo stimolando il “triplice riscaldatore” e il meridiano della vescica biliare… sono solo esempi. La costruzione del corpo umano attraverso i dodici meridiani permette di leggere la postura attraverso questo sistema e dunque se io ho problemi nel polmone e dovrò drenare tossine dal polmone sarà molto utile utilizzare posture yoga, nella mia pratica quotidiana, che vanno a muovere, come farebbe la lavatrice con la camicia, esattamente il connettivo di pertinenza polmonare. Ogni postura stimola almeno una coppia di meridiani, queste sono le coppie che la tradizione agopunturale indica, che sono stimolate anche attraverso i punti di agopuntura, ma possono essere anche stimolate attraverso la postura e la pratica yoga.

Le omotossine, di cui abbiamo parlato, che sono quelle che si vanno a collocare all’interno del connettivo rendendolo più rigido e non funzionante, sono contemporaneamente le tossine endogene e le tossine esogene. Le tossine esogene, oggi comportano un problema importantissimo perché il nostro habitat è totalmente inquinato, la catena alimentare è totalmente inquinata, quindi se noi ci muoviamo in questo habitat siamo costretti a gestire tossine, non c’è soluzione, dunque l’unica è drenarle molto bene.

Nel termine omotosine sono incluse anche le cosiddette tossine endogene, sono quelle che io produco per vivere, e non soltanto attraverso la parte fisica della vita, ma io produco tossine anche se mi emoziono. Se mi arrabbio c’è una scarica di tossine il cortisone, l’adrenalina che una volta scaricate il corpo è chiamato a gestirle, le deve smaltire, questo è un lavoro. Altrettanto compiti di tipo cognitivo e intellettuale sono connessi ad un consumo di energia e a un’induzione di carico tossico che va gestito. Dunque il termine omotossine, usato in omeopatia e in omotossicologia è un termine che include tutte le categorie di tossine nel suo insieme, non le suddivide, perché tanto sarà sempre il tessuto connettivale che dovrà gestire questo carico.

La malattia in questo modello è la risultante del carico omotossico ed è una strategia o una risposta adattativa per evitare una perdita letale di regolazione. Senza una regolazione la vita non può durare un secondo di più. Dunque ogni volta che il carico tossico supera una soglia critica, l’organismo si decide a sacrificare il suo distretto pur di mantenere un equilibrio generale, processo denomintato allostasi. Mentre in omeostasi io ho una macchina perfettamente funzionante, quando sono in allostasi decido di rinunciare a una funzionalità, lì colloco il carico omotossico in eccesso pur di mantenere la vita. Si tratta del la stessa strategia che si adotta durnate un black-out. Si cerca immediatamente di tagliare la rete in modo da evitare che crolli complessivamente. Questa strategia di sopravvivenza è il paradigma di malattia sottostante le medicine naturali o la medicina biologica.

La malattia non è interpretata come un errore della natura, la natura non fa nessun errore, la vita è validata in miliardi di anni, gli errori si perdono nelle centinaia. Dunque se la vita ha programmato l’esistenza di malattie, queste hanno il loro senso e la loro funzionalità. Lette attraverso il drenaggio e attraverso la omotossicologia, la malattia serve per evitare un crollo letale della regolazione sistemica, si sacrifica una parte, per mantenere la vita nel suo insieme. Ovviamente quando sono in salute non ho l’allostasi ma ho l’omeostasi, ovvero ho un morbido attraversamento di questo tessuto connettivale perché è pulito, ho la giusta quantità di collagene, di acqua, di sistemi tampone, di proteoglicani, di glicoproteine. Questo tessuto è facilmente attraversato dai nutrienti per andare verso la cellula ed è attraversato dalle tossine che dalla cellula devono essere scaricate nell’ambiente. L’anidride carbonica che attraversa il connettivo e finisce nel vaso è quella che noi con il prānāyāma nello yoga, eliminiamo deacidificando anche il connettivo. Quindi noi non respiriamo solo con l’atto respiratorio, ma respiriamo con ogni singola cellula dell’organismo, quando respiriamo correttamente e impegniamo il nostro organismo, quando siamo disattenti nel respiro e quando andiamo in ansia o in fibrillazione, che corrisponde a respiri brevi, contratti, assolutamente insufficienti alla deacidificazione.

Dunque esiste una relazione proprio specifica tra  prānāyāma nello yoga e il drenaggio delle tossine. Vi mostro una immagine antica del “vaso governatore” e del “vaso concezione”: il “vaso governatore” è questo che risale sul dorso e il vaso concezione è questo che scende sul ventre, e questo è un bassorilievo che mostra lo stesso concetto attraverso un simbolo: il serpente alato è il “vaso governatore”, il serpente senza ali è il “vaso concezione”, questo è un movimento ascendente, questo è un movimento discendente. Poi c’è una relazione ano-bocca che ha significati embriologici importanti, questo non mi ricordo dove l’ho preso, mi sembra di ricordare che sia aramaico, ma l’immagine evidenzia lo stesso concetto. Questo è di nuovo un bassorilievo, qui la cosa importante è che è stato immesso all’interno l’immagine dell’uomo, e infine questa ultima immagine è un geroglifico.

Questo geroglifico è assolutamente importante perché, non solo colloca l’uomo, dentro questo serpente, ma lo colloca nelle giuste proporzioni. La medicina degli egiziani era una medicina assolutamente evoluta, non era una medicina primitiva. Della competenza medica degli antichi egizi si perdono gli elementi costitutivi attraverso il rogo d’Alessandria, ma dall’esame dei geroglifici si può intuire che avessero una grande competenza dell’argomento. Questo geroglifico mostra di nuovo la relazione ano-bocca, poi mostra che il movimento ascendente, rispetto al corpo umano è dorsale, e quel movimento discendente rispetto al corpo umano è ventrale.

Questa immagine invece è una miniatura di medicina araba, di nuovo c’è il serpente con le ali, io l’ho girata, normalmente nel testo è girata di 90°, questa è la parte bassa, l’ho girata perché è più comprensibile l’anatomia, questo è il dorso ascendente, e questo qui è il ventre discendente. Adesso se all’interno dell’immagine che proietto collochiamo il “vaso governatore” e il “vaso concezione” riusciamo a capire quello che il simbolo vuole indicare.

Gli antichi medici non avevano internet: Oggi se un medico scopre una cosa scrive una pubblicazione, finisce su internet, chiunque la può leggere. Gli antichi non avendo internet utilizzavano un simbolo: una cosa che racchiudesse tutti i significati per la gioia di chi fosse stato in grado di leggerlo anche centinaia di anni dopo. Il simbolo era internet degli antichi. Dunque dentro questo simbolo possiamo ritrovare “vaso governatore” e “vaso concezione”.

Questa altra immagine proviene dalla alchimia taoista: di nuovo “vaso governatore” sale, riscende sulla parte anteriore. Lo stesso concetto può essere simboleggiato dalla tigre e dal dragone. Ora invito a metterlo insieme con questa altra immagine che probabilmente vi è più familiare.

Gli egiziani, i tibetani, gli indiani, i cinesi, io sono sicuro che se andassimo a indagare anche i Maya, avevano nozioni del funzionamento della fisiologia avanzatissime, che includevano lo “stile di vita” nel trattamento delle malattie. Aver perso quella cultura ha comportato un degrado, ovviamente, questo non disconosce tutti gli eventi storici per i quali queste culture si sono perse, però faccio vedere che hanno un legame che le unisce che è la competenza di come funziona la salute, in realtà attraverso l’omeostasi.

Torniamo al taoismo che indicava una tecnica di respirazione per mantenere la longevità, che di nuovo entra nel concetto che la respirazione sia in grado di drenare tossine e quindi di interferire con la salute del soggetto. Il taoista era un personaggio strano, si dice che potesse vivere 800/900 anni, io non ne ho mai visto uno che abbia raggiunto quella età, però ho letto di queste pratiche che trovo interessanti. Il praticante se ne andava su per la montagna, si accovacciava su una sedia molto scomoda, una specie di sgabellino che aveva dove era seduto una specie di “spunzone” di legno che andava collocato in quella zona tra ano e scroto, o tra ano e vagina, poi si metteva là in una posizione di meditazione e praticava una respirazione, nella quale la concentrazione dall’ano risaliva lungo il dorso, arrivava fino alla sommità della testa, invertiva la posizione della lingua e toccava il palato, ingoiava, faceva ridiscendere il respiro, ritornava sull’ano, e questa tecnica era chiamata la ruota.

I taosti secondo la leggenda, praticavano per anni e si dice che riusciscero a vivere, anche senza alimentarsi, una vita molto più lunga e molto più sana. Se la respirazione taoista,ipossa garantire questi splendidi risultati, non ne sono sicuro, maa praticarla deacidifica sicuramente. Durante la respirazione taoista la concentrazione risale sul dorso e durante l’espirazione la concentrazione riscende sul ventre.

Ovviamente dove si concentra il praticante taoista? Egli si concentra sulla strada di connettivo, sulla zona del corpo. Ovviamente questo esercizio viene praticato con una ventilazione profonda e lenta, mentre il respiro che abbiamo nella nostra quotidianità distratta è un respiro superficiale, non include la parte polmonare e clavicolare ma è, quasi sempre, addominale per contrazione del torace. In una respirazione completa, profonda si mobilitano aree del polmone, che normalmente neanche vengono ventilate. Questo avviene nella respirazionea toracica e ovviamente quella clavicolare. Questa respirazione profonda permette uno scambio più forte di ossigeno e di anidride carbonica. Tutte le volte che entra ossigeno io incasso un nutrimento energetico e tutte le volte che esce anidride carbonica , si deacifica l’organismo e sto buttando fuori una tossina rilevante. Questo lavoro del prānāyāma si interfaccia con la postura, perché se assumo la postura indicata in questa slide, facilito l’espirazione. Al contrario se assumo la postura indicata in questa altra slide facilito inspirazione. Nella seconda posione comprimo il connettivo di “vaso governatore” mentre nella prima posizione comprimo “vaso concezione”.

Tutte le serie di posture yoga sono interpretabili come alternanze di compressione agite su svariati meridiani. Questa slide mostra la serie di posture di “ Rishikesh”.

Non solo nello yoga, ma anche nel carattere in tutte le discipline orientali sacre c’è un’attenzione al drenaggio del connettivo attraverso posture complementari, anche in dinamica, non soltanto in statica. Questa slide mostra il “Saluto a sole”, è una serie di movimenti nel quale il ritmo respiratorio è rilevantissimo, nel primo movimento nella inspirazione io comprimo “vaso concezione”, nel successivo movimento in espirazione comprimo “vaso governatore”, in espirazione, terzo movimento, comprimo “vaso concezione”, quarto movimento comprimo “vaso governatore”, quinto movimento, comprimo “vaso concezione”. Guardate infine questa immagine che meraviglia: in emifase, ovvero a metà ciclo della sequenza “ Saluto al sole” comprimo tutti e due e trattengo il respiro. Proseguo poi ripetendo come all’inizio: inspirazione comprimo “vaso governatore”, espirazione comprimo “vaso concezione”, inspirazione comprimo “vaso governatore”, espirazione “vaso concezione”, e di nuovo espirazione.

Il “ Saluto al sole “è un lavaggio connettivale. Al di là di tutti i significati ulteriori, questa sequenza di postura è un lavaggio del connettivo, ritmato dal respiro. Osservate quanto è perfetto, in quanto applica sempre un’alternanza tra: inspirare, trattenere ed espirare. La sua esecuzione mantiene la vita.

Se abbiniamo al movimento, ventilazione e postura, ovvero stimoliamo con sapienza le zona di connettivo che ci interessano, otteniamo uno strumento efficace per mantenere la salute. Una sequenza di posture yoga dovrebbe stimolare tutti i meridiani, perché noi non sappiamo dove è andato il paziente ad intossicarsi. Quindi una serie equilibrata dovrebbe avere in modo aspecifico la capacità di drenare tutto il connettivo. Al contrario se si vuole favorire una guarigione in modo specifico, posso mirare la serie di posture yoga su zone connettivali per pertinenti alla malattia espressa.

Il prānāyāma comporta dunque una ossigenazione, che significa energia, e una deacidificazione che significa eliminare le tossine e rendere il connettivo più flessibile. Il connettivo durante le 24 ore ha una così detta fase “gel” e una così detta fase “sol”, ovvero un preciso un ritmo circadiano. Il connettivo in un certo momento del giorno è più elastico, in un altro momento del giorno è più contratto, questo che è il respiro del connettivo è lo stesso respiro che ha il respiro dell’organismo.

Attraverso il respiro, agiamo dal macrorganismo fino alla singola cellula. La salute richiede pertanto alcune cose che possiamo gestire nello stile di vita. La prima è l’acqua, la base della salute è bere l’acqua, quindi anche per la pratica yoga, la prima cosa è ricordarsi di bere! Non si beve freddo, non si beve gasato, non si beve sporco. L’invenzione del freddo arriva con il frigorifero, l’acqua sana si beve a temperatura ambiente, il gas è un’invenzione, l’acqua esce dalla sorgente così com’è, può essere lievemente effervescente, ma in genere non è addizionata da anidride carbonica, che per altro è l’omotossina che noi dovremmo eliminare. Non ha molto senso che io metta l’anidride carbonica nell’acqua, se cerco di eliminare anidride carbonica dal mio corpo. L’acqua deve essere pulita e la pulizia dell’acqua non è quello che racconta la pubblicità, ma è quello che si misura in laboratorio. Il parametro per valutare la pulizia dell’acqua è denominato “residuo fisso”. Il termine implica far evaporare l’acqua e misurare quante omotossine rimangono. Più è ridotto il residuo fisso più bevo acqua pulita. Le acque in pubblicità, al di là del nome che può richiamare la salute, non sono acque leggere. Su tutte le bottiglie c’è scritto piccolo il residuo fisso, purtroppo piccolissimo, andrebbe scritto a caratteri cubitali. Anche se il residuo fisso è scritto molto piccolo, si legge. Se il residuo fisso è sotto i 100 milligrammi al litro, l’acqua è accettabile. Al contrario se il residuo fisso supera i 100 milligrammi l’acqua rappresenta un carico di omotossine. Bere tre litri di acqua al giorno di acqua sporca favorisce il drenaggio. A tal scopo l’acqua deve essere pulita.

Il secondo presidio per mantenere la salute è biomeccanica e ventilazione, per voi in sala significa yoga e il prānāyāma. Mobilitare con sapienza il tessuto connettivo, sollecitarlo possibilmente tutto, mantiene la salute. Se invece stimolo specificatamente una zona di connettivo, ad esempio quella di polmone, facilito l’eliminazione delle omotossine connesse.

Una fonte rilevante di tossine è il cibo. Ci vuole coscienza e attenzione su quello che introduco nel corpo. Se io introduco meno carico tossico è ovvio che la gestione della salute sarà semplificata. Questo significa fare attenzione a quello che uno mangia, non utilizzare cibo industriale. Tutte le volte che l’uomo altera i processi della natura crea danni! Si consiglia di acquistare direttamente gli alimenti da chi ancora naturalmente li produce senza accettare un’interfaccia industriale. Il cibo prodotto a livello industriale deve essere conservato e a tal scopo si usa chimica. Un cibo conservato chimicamente è meno gustoso, pertanto per venderlo diviene necessario addizionare qualcosa per il sapore, un stimolo organolettico. Per vendere cibo industriale è necessario colorarlo e dunque introdurre ulteriore chimica in ciò che resta dell’alimento. Tutta questa chimica rappresenta tossine che il corpo è chiamato a gestire. Il salmone per esempio è generalmente di un certo colore, questo perché chi lo compra preferisce quel colore. Chi produce industrialmente salmone lo “dipinge” pertanto di quel colore, alimentando il pesce con mangimi colorati. Il salmone allevato senza colorante potrebbe apparire di un grigiore poco appetibile . Il gelato al pistacchio è generalmente verde. Il verde naturale del pistacchio conferirebbe al gelato altrettanto una colazione grigia. Se mangiamo gelato al pistacchio di colore verde accesso, questo avviene perché si è addizionato un colorante verde.

Conviene avere attenzione a come comprare il cibo, perché la manipolazione industriale è sempre una manipolazione carica di tossine. Per rendere il cibo appetibile nel messaggio pubblicitario, si rinuncia al cibo pulito. È sempre bene che l’alimento sia acquistato nella sua condizione più naturale possibile e lavorato da chi lo mangia e non lavorato all’industria.

Il carico di tossine non è uguale in tutti i generi di alimenti. Osserviamo alimenti che ne contengono di più, alimenti che ne contengono di meno. Le proteine, soprattutto se di origine animale sono un po’ più complicate dei vegetali. Meglio preferire una alimentazione di tipo vegetale. In particolare in relazione all’equilibrio acido base, si osserva come le proteine animali siano fortemente acide. Al contrario i vegetali sono quasi tutti alcalini.

Dal momento che lo stile di vita più comune tende verso l’acido si consiglia una grande presenza di vegetale nell’alimentazione. Ovviamente dove non arriva lo “stile di vita” arriva il medico, possibilmente con un intervento che rispetti questi parametri. Un farmaco chimico è un potente acidificante. Oltre la sua azione specifica un farmaco non drena, ma al contrario impegna molto il tessuto connettivo. Il farmaco deve essere usato ogniqualvolta non sia possibile far di meglio, perché per esempio la vita altrimenti terminerebbe. Il farmaco salva talvolta la vita del malato. Ben altra cosa è prendere una pasticca vita natural durante. Si tratta di applicazione del farmaco chimico totalmente diverse. Un uso cronico dei farmaci chimici è sempre molto complicato, mentre al contrario un uso appropriato è una grandissima meraviglia. Il farmaco chimico salva le vite, ma le può pure sopprimere. Secondo uno studio il danno da farmaco sarebbe in America la terza causa di morte. Prima causa di morte sono i danni cardiovascolari, la seconda è il tumore, la terza è il danno iatrogeno. Il farmaco deve essere gestito con grandissima intelligenza. In molte circostanze non si può rinunciare al somministrazione di un farmaco, ma va utilizzato tenendo conto del carico omotossico implicato e mai prescindendo da severi interventi sullo stile di vita. La terapia di prevenzione andrebbe fatta con tutto quello che esiste, incluso i farmaci, ma cercando di usare più i rimedi e terapie naturali e meno i rimedi tossici.

Il quinto livello della salute è, ovviamente, la consapevolezza. Una persona che è consapevole dei propri conflitti produce meno tossine endogene e meno malattie. Una persona inconsapevole dei propri conflitti, anche se osserva bebe tutti i primi quattro punti della saluti, vive in ansia e produce tante tossine. L’ ansia di vivere da sola sporca il tessuto connettivo. Avere coscienza di sé è pertanto un presidio rilevantissimo di salute. In relazione a quanto espresso si apre una dimensione che dall’hatha yoga procede oltre, evolvendo a parte integrante di un progetto di salute. Sono ottimista e mi garba in tal modo descrivere il mondo che purtroppo non c’è. Mi piacerebbe molto che nell’atto medico ci fosse un integrazione totale tra quello che avviene dentro un ambulatorio e quello che si può fare a casa, nei centri, nel recupero, attraverso, per esempio, l’utilizzo dello yoga e del prānāyāma, non come una ricerca solo personale, ma come un atto strutturato all’interno del recupero della salute.

Hatha yoga e prānāyāma contribuiscono al drenaggio connettivale e sono uno strumento importante di terapia e prevenzione, lo dovete considerare per voi stessi, lo dovete considerare quando avete degli allievi nello yoga, perché molti di questi allievi vi diranno: “mi fa male qui”, “ho questo”, “ho quest’altro”; e voi siete chiamati a dare dei consigli che riguardano la vostra tecnica, che siano favorevoli al decorso di quelle problematiche. Tossine stoccate in un tessuto possono essere drenate. Ogniqualvolta si osserva un tessuto rigido, nel praticante yoga che non riesce a prendere la postura, egli non esprime una condizione inamovibile, non è arrivato a fine corsa. Se si inizia un serio lavoro, sia nella pratica yoga, sia nello stile di vita, queste tossine possono essere eliminate, anche attraverso la biomeccanica.

Bene, qui sono arrivato al termine della mia esposizione, se avete delle domande possiamo fare un po’ di domande e risposte, altrimenti ho qualche slide per farvi approfondire le relazioini tra pratica yoga e agopuntura.

Yoga e agopuntura

Trascizione della conferenza ” Yoga e agopuntura ” tenuta dal Dott. Fabio Elvio Farello nel corso di formazione quadriennale per insegnanti yoga  domenica 18 ottobre 2015 presso il Convento Suore Pallottine Via di Porta Maggiore 34 Roma.

 

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